“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.
Così si legge nel Vangelo e così dovrebbe agire il buon cristiano.
Il buon politico, invece, sa benissimo che non esiste solo il bianco del “sì” e il nero del “no” ma anche, talvolta, il grigio del “nì” se con tale risposta si vuol indicare l’unico compromesso ammesso in politica.
Quello alto, nobile, che in alcune circostanze, riesce a salvare il Principio quando rischia di essere spazzato via.
E davanti ai provvedimenti del nostro segretario/Premier Renzi, quella parte del PD che non li condivideva, e nella quale mi colloco anche io soprattuto in riferimento al jobs act e alla legge elettorale, che cosa è riuscita a fare se non assumere molteplici posizioni, promettere battaglia in Parlamento e poi votare sì pensando no, uscire dall’aula oppure, ancor peggio, accontentarsi delle briciole per poi accorgersi che erano venute a mancare anche quelle.
Di Matteo Renzi si può dire di tutto e il contrario di tutto ma gli va riconosciuta una grande qualità: quella di procedere come un rullo compressore quando su una questione ha preso una decisione.
Sai sempre con grande chiarezza su quale strada si sta incamminando e non c’è verso di fargliela cambiare se la scelta è stata compiuta e, sopratutto, chi non la condivide è forte come un ghiacciaio all’Equatore.
E’ stato così per il jobs Act. E’stato così per la legge elettorale e per la riforma costituzionale.
E noi – per noi intendo quella parte del PD, non minoranza pregiudiziale, ma che non condivide certi provvedimenti e modi di gestire il partito – come possiamo convincerlo che quella intrapresa non è la strada giusta e magari fargli cambiare direzione se siamo divisi in mille refoli di corrente (Sinistradem, Areariformista, E’ possibile e chi ne ha più ne metta).
Se non abbiamo, tutte le volte che non condividiamo un provvedimento, un progetto alternativo.
Se non cerchiamo di coinvolgere i cittadini, le associazioni, i sindacati su idee e proposte.
Se, quando non è possibile trovare un compromesso alto, scegliamo di votare sì pensando no e rinviando la battaglia sempre alla prossima occasione.
Ecco, sarebbe bello che sabato 21 marzo, a Roma, la “minoranza” PD,
ricominciasse , per intanto, a parlare con i sì sì no no se vuole ancora avere uno straccio di credibilità tra i cittadini e una qualche prospettiva di futuro in questo partito.
Perché per ora ha solo balbettato del “di più” che viene dal Maligno.
“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”
13 venerdì Mar 2015
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