Mi preoccupa e mi dispiace moltissimo che Pippo Civati, il quale avevo con tanto impegno e passione sostenuto al congresso, e, prima di lui, Sergio Cofferati e Luca Pastorino se ne siano andati dal PD. Così come mi rattrista che se ne siano andate Elly Schlein e Valentina Spata, due giovani donne con grandi capacità e passione politica vera.
Mi preoccupa che anche Stefano Fassina, verso il quale, da quando accettò di buon grado l’incarico da vice-ministro delle larghe intese di Enrico Letta, non nutro grandi simpatie, si accinga a lasciare il Partito.
Non è certo affar solo loro, come ha fatto capire il nostro segretario premier, se i numerosi contrasti all’interno del Partito Democratico, hanno generato questi tristi esiti.
Invece, credo che con maggior senso di responsabilità ci si doveva chiedere perché è successo questo.
Forse perché il PD che si sta costruendo non è così aperto come si diceva di volerlo.
Forse perché il PD che abbiamo davanti non è la rete delle reti di cui si parlava in campagna congressuale: tutte le proposte arrivano dal vertice e gli iscritti, i militanti, gli elettori si devono uniformare o sono “gufi”.Per il confronto sui territori non c’è spazio perché sui certi territori, checchè se ne dica, il partito non c’è più.
Forse perché è più facile dare dei frenatori a chi non la pensa come te, invece, di percorrere la faticosa strada della sintesi tra chi ha vinto il congresso e chi invece l’ha perso ma ha il dritto di partecipare, insieme ai militanti e agli elettori a determinare le politiche necessarie per questo Paese.
Forse perché i diritti ora si chiamano bonus, l’art.18 è ideologia e si approva finalmente la legge sugli eco reati e l’anti corruzione, due buone cose fatte dal Governo e dal Parlamento, ma poi in Campania si lascia prima candidare De Luca e poi si tollerano le liste di impresentabili che lo sostengono.
Forse perché la “sinistra” del PD è divisa in mille tribù, ognuna chiusa nel suo orticello.
E puoi dire che ce ne faremo una ragione, che è affar loro, che “non te ne frega”, se se ne vanno Civati e Fassina, certo.Ma non puoi dire “me ne frego” se silenziosamente stanno abbandonando il PD moltissimi militanti che o non rinnovano la tessera o che la rinnovano e poi magari la restituiscono sdegnati.
Queste persone esistono e Luca è una di esse.
Luca fino a poco tempo fa è stato iscritto al PD e ne è uscito, prendendo una decisone dolorosa, dopo la fiducia imposta dal Premier sulla nuova legge elettorale.Non è certo un iscritto qualsiasi.
E’ prima di tutto un amico, una persona iper competente con un cuore generoso e tanta passione.
L’ho voluto nella mia squadra quando ho deciso di candidarmi alle primarie PD a sindaco della mia città e nonostante che Luca abiti e lavori in una regione diversa dalla mia ha accettato di buon grado trasmettendomi un prezioso patrimonio di conoscenze ed esperienza.
E quante volte, dopo le primarie, gli ho manifestato la volontà di lasciare il Pd per cose che non mi erano piaciute nello svolgimento delle stesse altrettante Luca è intervenuto rimotivandomi e incitandomi a rimanere.Così ho fatto io tutte le volte che con Luca ci siamo sentiti e per questioni nazionali mi ha detto “lascio”.
Questa volta però non ce l’ho fatta.Luca ha giocato di anticipo e non ho neppure avuto il tempo di dire niente.E a dirla tutta non avrei trovato le parole perché le ragioni che lo hanno portato a restituire la tessera le comprendo e le condivido.
Luca ha perso semplicemente la speranza che questo stato di cose all’interno del Pd possa cambiare.
Per questo lui, Davide e tantissimi altri amici e amiche se ne sono andati in silenzio tra i “ce ne faremo una ragione” e gli sberleffi reali e virtuali.
Ma se si vuole davvero un po’ di bene a questo partito, se si vuole davvero un partito rete delle reti, aperto alle competenze e al pluralismo ce ne possiamo fregare, e non me ne vogliano, di Pippo e Fassina ma non dei tanti Luca e Davide.
Per quanto mi riguarda, fino a che ne avrò la forza e la voglia, rimarrò nel PD, come dice il versetto di Isaia, come sentinella nel mattino ad annunciare a quanti sono rimasti fuori o sono andati via quanto ancora rimane della notte cercando di darmi da fare perché faccia giorno il più presto possibile.

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